Anche a Terni si è verificato un caso di legionella ma l’anziana è stata salvata grazie all’uso dell’ECMO, una tecnica salvavita di supporto cardiopolmonare che pochi centri in Italia sono in grado di utilizzare in particolare per le gravi insufficienze respiratorie. Il caso riguarda una paziente amerina di circa 70 anni che ha contratto il batterio della legionella durante una villeggiatura fuori regione. La donna era giunta al Pronto soccorso di Terni, il 13 luglio scorso, con febbre, vomito e gravi problemi respiratori. Mentre gli esami di laboratorio confermavano la diagnosi di infezione da legionella, poiché le sue condizioni peggioravano rapidamente e l’assistenza respiratoria si stava rivelando inefficace, si è deciso di iniziare un’assistenza circolatoria mediante ECMO.
“L’ECMO – spiegano Alessandro Pardini direttore del dipartimento cardio-toraco-vascolare dell’ospedale di Terni e Fabrizio Armando Ferilli direttore della struttura di Cardioanestesia – è un dispositivo che, attraverso l’uso della macchina cuore-polmone, permette la circolazione extracorporea cioè l’ossigenazione artificiale del sangue, in modo da mantenere in vita un paziente anche privo di funzionalità cardiaca o polmonare, mentre si attuano i trattamenti terapeutici più indicati per il recupero funzionale degli organi vitali”.
“Nel caso della paziente colpita da legionella – precisa il dottor Fabrizio Ferilli – dopo 9 giorni di assistenza mediante ECMO la situazione respiratoria è nettamente migliorata ed è stato possibile procedere ad un progressivo svezzamento dalla macchina per poi iniziare il trattamento respiratorio riabilitativo”.
Negli ultimi 5 anni l’ECMO è stato impiegato per assistenza respiratoria in 8 persone: 4 colpite da virus H1N1, 1 per complicanze da varicella, 2 post intervento, 1 colpita da legionellosi. Si è registrato solo un decesso su otto casi trattati. Per l’assistenza cardiaca l’ECMO è stato utilizzato in 19 casi di cui 2 nel 2018: 2 persone con miocardite fulminante, 4 per infarto miocardico acuto, 12 post intervento cardiochirurgico, 1 con “heart mate”. La sopravvivenza supera il 55%, mentre il tasso di sopravvivenza complessivo si attesta sull’86%.
Nel 2018 è la terza volta che l’ECMO viene utilizzata per gravi insufficienze respiratorie presso la terapia intensiva post-operatoria della cardiochirurgia dell’ospedale di Terni.
“Nei primi mesi dell’anno – conclude il dottor Fabrizio Ferilli – sono stati trattati con tale procedura due pazienti di circa 40 anni con gravissimi problemi respiratori causati da due patologie con elevato tasso di mortalità: polmonite da H1N1 in un caso e da varicella nell’altro. Grazie all’ECMO entrambi i pazienti hanno superato la fase acuta e sono stati dimessi dall’ospedale in buone condizioni cliniche”.